Come Dante, dopo la fugace visione di Dio, sentì che l’Amore stava ormai muovendo il suo desiderio e la sua volontà, così il Conte Carafa, dopo avere assaggiato la Tintilia, sentì che l’amore (perduto) doveva muovere marze di vitigno.
Secondo la Leggenda, la Tintilia arrivò in Molise direttamente dalla Spagna per il più nobile tra i motivi, l’Amore. L’amore per una donna di origini spagnole, che suggerì poi il nome Tintilia, dall’etimo iberico Tinto cioè rosso; rosso come l’Amore, ragione della diffusione sulle colline dell’entroterra regionale.
Si narra che nei primi anni del 1300, il primogenito del conte Carafa, un nobile originario di Napoli e discendente dai nobili Caracciolo, si innamorò perdutamente di una delle figlie di un luogotenente dei Borboni di origine spagnola. I due si sposarono e, rispettando la tradizione, la sposa dovette portare del vino per il pranzo nuziale. Tale vino spagnolo, dal colore rosso rubino, e dal sapore forte ed intenso come l’amore, deliziò tutti gli invitati.
Sfortunatamente, dopo un po’ di tempo, la dolce sposa si ammalò gravemente, lasciando nella disperazione e nella più soffocante solitudine l’inconsolabile Conte Carafa che, per cercare di alleviare il suo dolore e la sua tremenda disperazione, commissionò in Spagna alcune marze di quel vitigno il cui nettare era stato portato dalla amata sposa e che aveva deliziato tutti i partecipanti alle sue nozze.
Per tale nobile motivo venne impiantata la prima vigna di Tintilia in agro di Ferrazzano non tanto lontanto da Sepino.