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Che cosa sono i tratturi? Dalla transumanza ad oggi.

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Che cosa sono i tratturi?
Dalla transumanza ad oggi.

Quella in alto è una pecora, ma non una pecora qualunque, è una pecora di lana merinos.

Come mai partire da una pecora per raccontarvi la storia dei tratturi? Perchè senza di lei non ci sarebbero stati secoli di cultura e storia del sud Italia. Infatti i tratturi nascono come percorsi di transumanza e acquistano nel corso dei secoli un’identità storico e culturale precisa.

Ma facciamo un po’ di ordine.

strada cartello tratturo molise

L’origine del nome “Tratturo”

Che i tratturi esistano da millenni ormai è risaputo, ma pochi sanno che chi cammina lungo di essi percorre quelle strade che hanno permesso ai Romani di avere una flotta navale e al Regno delle 2 Sicilie di sopravvivere a lungo. 

L’origine del suo nome è da far risalire proprio ai romani, al termine tractoria che indicava l’uso gratuito del suolo, esteso anche all’attività di transumanza. Al tempo dei sanniti, infatti, l’uso dei tratturi era gratuito, poi, però, I romani stessi istituirono un dazio per l’utilizzo di queste strade, dazio che divenne una delle maggiori entrate per l’Impero.

I tratturi come sistema istituzionalizzato fiscalmente

E quando parliamo di tratturo, ci riferiamo alla rete di sentieri e percorsi sterrati che percorrono le regioni di Abruzzo, Molise, Puglia e Campania. Ma i tratturi in senso istituzionalizzato del termine sono, nello specifico, i 5 Regi Tratturi, primi sistemi con un chiaro regime fiscale e regolamentato. Questi Regi Tratturi sono L’Aquila- Foggia (conosciuto anche come Tratturo Magno), Centurelle – Montesecco, Celano –Foggia, Pescasseroli – Candela e Castel di Sangro – Lucera.

Cominciamo con un salto nel tempo per rivivere la vita di questi pastori che dal XIV al XIX secolo hanno solcato con i loro passi le strade battute dei tratturi.

paesaggio molise tratturi

C’erano gli armentari, ricchi possidenti di numerose greggi e ancora più numerose pecore (ricordiamoci: di lana merinos) che, con l’arrivo dell’inverno sui monti abruzzesi, partivano per il sud, diretti verso la Puglia. Qui, a Foggia, erano attesi presso il mercato della Dogana dove le pecore venivano tosate e la preziosa lana raccolta. Ma la tosatura non era l’unica cosa che avveniva a Foggia: ben più importante era, infatti, l’ appuntamento annuale col Capitano della Dogana di Foggia, con il quale bisognava contrattare gli appezzamenti terrieri da avere in uso per le greggi.

Avete presente la Borsa di Wall Street? Beh, ciò che avveniva era molto simile: una contrattazione tra numeri di capi bestiame ed ettari di terreno, sulla base di previsioni di come sarebbe andata a finire la stagione. Pensate ai nostri armentari, lì, a chiedersi: “Quante pecore mi converrà dichiarare? Farà bello? Farà brutto? Avrò bisogno di più terra? Riuscirò a subaffittarla senza essere scoperto?”.

Contrattazione non facile, capirete, soprattutto sapendo che essa avveniva in assoluta segretezza: in una stanza del Palazzo del Capitano circondata solo da una serie di stanze vuote. Un affare da gestire in due, insomma.

Ma torniamo al viaggio di questi armentari. Essendo i tratturi un’istituzione regolamentata, essi godevano di protezione legale lungo il viaggio, cioè completa assoluzione da ogni reato. Ma la protezione era di ogni tipo: i signori dei paesi attraversati , infatti, erano tenuti a garantire protezione ai transumanti, a difenderli da attacchi, furti e saccheggi. 

Centrale nel viaggio era, poi, il saper gestire le finanze. E’ d’obbligo, a questo punto della storia, parlarvi del concetto di “calcolo”. Perchè le pecore c’entrano anche con la nascita del calcolo. Stupiti?  Il termine “calcolo” nasce dalla culura della pastorizia. I calcoli, infatti, erano le pietre che i pastori utilizzavano per contare le pecore delle greggi, ad ogni pecora una pietra. 

I nostri pastori, infatti, erano degli esperti contabili: oltre a dover contare ogni giorno le proprie pecore, erano anche molto attenti a tener traccia delle spese affrontate lungo il viaggio: tasse per attraversare fiumi, eventuali costi imprevisti e così via, tutti annotati nei “quaderni dei pastori”. 

Il lungo viaggio delle pecore e dei pastori si concludeva a Foggia. Ma il viaggio della lana continuava ancora. 

Il commercio della lana: dalla Puglia alla Toscana

A Foggia veniva raccolta, lavorata finemente in Abruzzo e certificata da un timbro di qualità (sancito dallo Statuto dell’Arte della Lana del XV sec). Da qui riprendeva il suo viaggio per la città di Firenze dove veniva tinta e preparata per il commercio. 

E qui entrano in scena i Monti dei Paschi di Siena e il Vaticano! Ebbene sì, essi sono stati infatti le altre due principali Dogane dell’Italia rinascimentale che regolamentavano i tratturi toscani e marchigiani, da un alto, e l’agro-romano dall’altro. Incredibile ah? E pensare che questo viaggio è partito dall’Abruzzo.

tratturo albero molise

Esempi di tratturi in Spagna

E la nostra pecora di lana merinos? La potremmo chiamare anche oveja. Continuiamo, infatti, il nostro viaggio in Spagna. La Spagna si intreccia con la storia dei tratturi attraverso il sistema delle canadas. Il sistema organizzativo dei tratturi venne importato in Spagna in epoca romana, qui si sviluppò per poi essere reintrodotto in Italia dalla famiglia degli Aragona. Le canadas spagnole oggi sono un’eredità storico-culturale importante la cui difesa è sostenuta dall’Associazione spagnola Transhumancia y Naturaleza, molto attiva in attività di recupero della rete nazionale di sentieri di transumanza.

molise paesaggio tratturi

Il “declino” della transumanza e i tratturi ai giorni nostri

Ma la nostra pecora potremmo anche chiamarla sheep, perchè nell’800 iniziarono a far parte del nostro viaggio anche gli Inglesi con le loro colonie. Le pecore (di lana merinos, mi raccomando) vennero infatti diffusamente allevate nelle colonie britanniche (Sud Africa, Nuova Zelanda). Da qui la loro lana viene poi importata in Inghilterra per la lavorazione finale, che, grazie alla Rivoluzione industriale, diventa motore dello sviluppo economico inglese e, pian piano, soppianta la produzione minore italiana.

Che resta quindi della nostra pecora?

Lo sviluppo industriale, l’economia contadina italiana e poi il susseguirsi delle guerre portano la transumanza del sud Italia ad essere sempre più un’attività marginale e a perdere il loro ruolo di motore dell’economia. 

I tratturi, però, e la loro eredità sopravvivono lungo questo viaggio: oggi percorrerli significa percorrere un bene immateriale riconosciuto dall’unesco, un bene comune che ci ricorda la grandezza della nostra storia e delle nostre origini. Se vi dovesse capitare di vederne una lungo il cammino, ricordatevi tutto quello che ci siamo detti e mettetevi in tasca una pietra.

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